La nuova riorganizzazione degli ospedali Sardi
Due poli sanitari ad alta specializzazione a Cagliari e Sassari e attorno ospedali più o meno complessi che compongono la geografia delle cure in Sardegna.Per analizzare la riorganizzazione della rete ospedaliera, partorita dalla Giunta ormai da un anno e mezzo, bisogna partire dai numeri e dalla geografia. Perché sono proprio questi i due elementi chiave su cui disegnare la mappa degli ospedali in base alla popolazione e alla posizione più o meno periferica.
Un progetto che parte anche dagli attuali 5.901 posti letto che dovranno essere ridotti a 5.790.
LE REGOLE – Gli ospedali della Sardegna devono essere organizzati secondo livelli gerarchici e sono classificati su tre livelli: presìdi di II livello (bacino d’utenza da un minimo di 600mila abitanti);
presìdi di primo livello (da 150mila in su);
presìdi ospedalieri di base (bacino d’utenza minimo di 80mila abitanti).
Vista la particolare situazione dell’Isola, nella rete sono previsti gli ospedali di zona disagiata e i presìdi unici di area omogenea.
STRUTTURE COMPLESSE – Nella riorganizzazione della rete sono definiti presìdi o Dea di secondo livello e in Sardegna ne sono previsti due.
Il primo è l’Azienda Brotzu di Cagliari, che comprende tre istituti: il Microcitemico come riferimento regionale per le patologie pediatriche, il Businco per l’oncologia e l’ospedale San Michele per l’emergenza-urgenza.
Il secondo ha sede a Sassari ed è composto dall’Azienda ospedaliero-universitaria e dal Santissima Annunziata. Si tratta di strutture complesse, concepite come punto di riferimento di tutta la rete.
PRIMO LIVELLO – Sono sette in tutto gli ospedali pubblici di primo livello che hanno il compito di garantire cure semi-specializzate sui territori con un bacino d’utenza di minimo 150mila abitanti.
Tra le specialità previste ci sono medicina, chirurgia, ginecologia, rianimazione e ostetricia.
LE PERIFERIE – Man mano che ci si allontana dalle zone con maggiore densità di popolazione, diminuisce anche la classificazione degli ospedali.
Si tratta di ospedali di base, che a loro volta vengono classificati facendo riferimento alle specialità erogate.
Ci sono i nodi della rete ospedaliera come il Civile di Alghero e l’ospedale di Lanusei.
Questi presìdi devono essere dotati di un Pronto soccorso e garantiscono diverse specialità come medicina, chirurgia, ortopedia, anestesia e radiologia.
LE “SEDI DISAGIATE” – La Maddalena, Sorgono, Isili, Muravera, Bosa e Ghilarza: gli ospedali di questi centri rientrano nella categoria delle sedi disagiate. Avranno un pronto soccorso gestito dall’Areus e dovranno garantire almeno 20 posti letto polifunzionali.
OSPEDALI DI COMUNITÀ – Per molte strutture è prevista un’ulteriore classificazione che li inserisce tra gli ospedali di comunità, affiancati dalle Case della salute.
Nascono dentro ospedali esistenti e garantiscono l’integrazione delle attività sanitarie. L’assistenza è garantita dai medici di medicina generale, pediatri di libera scelta o da medici indipendenti. Dunque nel caso una persona possa essere dimessa da un ospedale specializzato ma non in grado di essere assistita a casa, queste strutture potranno accoglierla. Potranno fare riferimento all’ospedale di comunità o alla casa della salute altre strutture sociosanitarie del territorio.
Diversi ospedali sono in attesa di una ridefinizione del proprio ruolo: sono il Binaghi e il San Giovanni di Dio di Cagliari e il Santa Barbara di Iglesias. Un’altra classificazione riguarda gli stabilimenti riabilitativi come quelli destinati a discipline specifiche.
PRONTO SOCCORSO – La nuova rete prevede anche la rimodulazione del percorso di emergenza-urgenza.
Negli ospedali di sede disagiata o sede di Punto di primo intervento (Ppi) ci sarà un progressivo passaggio all’Areus.
Per il pronto soccorso con meno di 6.000 accessi appropriati all’anno, la gestione è affidata all’Areus come postazione territoriale. Quelli che superano i 6.000 transitano sotto la gestione del presidio di riferimento.