Sanità, allarme fake news: 9 milioni trovano online info sbagliate
Allarme fake news in sanità. Sono 15 milioni gli italiani che, in caso di piccoli disturbi, dal mal di testa al raffreddore, cercano informazioni sul web. Ma 8,8 milioni sono stati vittime di fake news nel corso dell’anno. In particolare, sono 3,5 milioni i genitori che si sono imbattuti in indicazioni mediche sbagliate.
Dati allarmanti per la salute: se il medico di medicina generale (53,5%) e il farmacista (32,2%) restano le principali fonti di informazione, decolla il ricorso ai diversi canali web (28,4%). Il 17% degli italiani consulta siti web generici sulla salute, il 6% i siti istituzionali, il 2,4% i social network. In particolare, tra i millennials sale al 36,9% la quota di chi usa autonomamente il web per trovare informazioni su come curare i piccoli disturbi. Il pericolo e’ fortemente percepito dagli italiani: il 69% vorrebbe trovare sui siti web e sui social network informazioni certificate sulle piccole patologie e sui farmaci per curarle da assumere senza obbligo della ricetta medica.
E’ quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con Assosalute e presentata a Roma.
Una comunicazione corretta e l’educazione alle scelte di salute emergono come elementi fondamentali per un pieno riconoscimento dei benefici individuali e collettivi dei medicinali di automedicazione.
“Il nuovo millennio – ricorda il rapporto – si apre con una prima grande crisi globale, quella della mucca pazza, che evidenzia la potenza moltiplicatrice dei nuovi media che affiancano e rilanciano le informazioni dei media piu’ tradizionali. L’introduzione nel quotidiano di nuovi device, l’abbattimento dei costi di produzione e accesso a informazioni di ogni genere sconvolgono gli ambiti di vita, incluso quello di sanita’ e salute.
Se in una prima fase l’effetto netto e’ comunque di empowerment dei cittadini-pazienti, emerge poi il rischio associato alla proliferazione incontrollata di informazioni distorte o errate, fino al rischio fake news (in tal senso, emblematico e’ il caso dei vaccini)”.
In estrema sintesi, nel lungo periodo, “si passa dall’iniziale fase di drastica disintermediazione del medico e del suo sapere esperto ad una piu’ recente molto piu’ cauta e contrattata: indagini Censis mostrano come da sempre il medico sia la fonte primaria di informazione, poi parzialmente affiancato dal farmacista, mentre negli anni piu’ recenti decolla il web, nel mentre crollano televisione e altri media. Storicamente l’empowerment del cittadino ha beneficiato della moltiplicazione di fonti e contenuti su sanita’ e salute, ma di recente e’ emersa l’ambiguita’ indotta dalla proliferazione di informazione non verificata e non certificata, che finisce per intaccare il valore dell’autonomia individuale, con alti rischi regressivi anche per l’autoregolazione della salute”